martedì 8 novembre 2011

LE TENTAZIONI DI UNA LAICA

Come si sosteneva più addietro, il cavilloso quanto animoso dibattito su ciò che è laicista o solamente laico e il suo inevitabile rimando alla contrapposizione tra ateismo e fede farebbe invidia allo scisma trinitario e il sospetto è che il problema non sia risolvibile semplicemente con un vocabolario corretto.

Forse il problema è il vocabolario.

Se infatti ci si illude che per evitare la guerra sia sufficiente attestarsi su posizione anche solo un poco più sfumate giocando di scherma con dei “se”, dei “forse” e rifinendo di prudenti condizionali, è un attimo scivolare in discussioni in cui prima di concederti la patente di laicismo una qualche professione di fede la devi fare. E’ straordinario che il mondo laico, che maggiormente professa la libertà dai contenuti per una libera prassi sia il più agitato da controversie sui contenuti che impediscono la prassi.

La recente fondazione del partito ateo (Democrazia Atea) non ne è una smentita ma una prova: l’aggregazione in un partito di chi NON crede a qualcosa susciterà l’ennesima riviviscenza del partito di coloro che in quella cosa ci credono. Credevamo di esserci lasciati alle spalle il partito dei cattolici ed ora ce ne ritroveremo due.


Ma allora: è possibile per  il laico / laicista sottrarsi alla guerra di religione tra integralismo cattolico e monateismo?
Un confronto tra le due visioni comporta inevitabilmente la forzatura della visione contrapposta all’interno del proprio vocabolario, con le conseguenti frustrazioni e accuse reciproche di malafede oppure è possibile entrare cautamente in casa degli altri e chiedere cortesemente quale sia il vocabolario in uso prima di utilizzarlo per una confutazione?  E se è possibile, a che prezzo? Ne vale cioè veramente la pena o è più intelligente concentrarsi solamente sulle ricadute sociali delle proprie visioni del mondo? Sempre che sia possibile, naturalmente, rinunciare a priori ad un armamentario polemico che, a volte, si sospetta sia il fine e non il mezzo.

In altre parole, che la vera trasgressione sia  che laicismo e laicità vengano enunciate laicamente?





giovedì 13 ottobre 2011

Ai Laic

La ricerca su internet di cosa si intenda per laicismo e laicità proietta in un mondo pulsante le cui caratteristiche più evidenti sono le seguenti: essere fortemente conflittuale e poggiare le sue basi sulla più grande promiscuità terminologica.

Anche solo cominciare dalle definizioni su Wikipedia rende l’ idea di cosa comporti scandagliare questo mare: perché entrambe le pagine da Wikipedia dedicate rispettivamente a laicismo e laicità sono definite non neutre e rimandano a discussioni apposite per dirimere le controversie inerenti le relative attribuzioni di significato.

I tentativi più solidi o “autorevoli” di dirimere la questione, valgano fra tutti la bella distinzione tra laicismo forte e laicismo debole di Fornero o l’accezione di laicità come metodo di Claudio Magris, possono accontentare alcuni palati ma di sicuro non essere risolutive. E così il fertilissimo mondo dei laici si arricchisce di decine di siti in cui laicismo e laicità vengono utilizzati sostanzialmente come sinonimi e in accezione anti-cattolica o decisamente antireligiosa, e di altri che sono aperti ai contributi dei credenti quando non sono direttamente di ispirazione cristiana. E tra tutto ciò prosperano blog di polemisti di entrambe la fazioni, ardono Apocalissi laiche, riflettono Transumanisti, approfondiscono misconosciuti storici, dileggiano buontemponi, si insultano ipertesi.
Alcune certezze sembrano raggiunte, per esempio il fatto che si possano attribuire a laicismo due significati differenti:
1) L’accezione più stringente di corrente di pensiero volta a rivendicare l’assoluta autonomia di uno Stato dalla predominanza a qualunque titolo di una qualsivoglia ideologia / religione (e in questo caso possono essere laicisti tanto credenti quanto non credenti mentre con l’aggettivo “laico” si intenderebbe semplicemente tutto ciò che il laicismo difende)
2) L’accezione spuria, derivante dall’uso frequente, secondo la quale laicismo andrebbe inteso come accezione negativa di laico (ed è l’interpretazione condivisa per lo più da credenti che definiscono laicisti coloro che fanno della laicità un pretesto per una lotta antireligiosa in generale). In questo caso è però la parola “laico” a diventare ambigua, visto che laico può essere, oltre a tante altre cose, il credente comune rispetto al sacerdote (sinonimo di “secolare”), l’ateo rispetto al credente oppure, in una accezione ancora più generale, l’aggettivo per definire qualunque corrente di pensiero nella sua forma non ideologizzata.

Ma queste certezze non sono sufficienti perché si può star sicuri che l'uso effettivo che poi si fa di questi termini sarà spurio. Per esempio non si contano laicisti che aderiscono alla prima accezione di significato  e che tuttavia rivendicano apertamente la loro antireligiosità.
Insomma, nessuna attribuzione di significato è certa ad eccezione della propria, al punto che il dubbio spontaneo diviene:  lo slittamento dei significati è causa o pretesto dei confronti più animosi?

giovedì 29 settembre 2011

Monateismo integralista

"Monateismo integralista" è un’espressione che mi è piaciuto coniare per definire la tendenza di tutti coloro che fanno dell’ateismo  una professione di fede in rivendicazione della propria autonomia dalle fedi.
Il Monateismo integralista è tale se ha in comune con altre forme di integralismo le seguenti caratteristiche:

1)      La polarizzazione della propria disputa. Come succede ad ogni integralismo, il fatto di non avere a che fare con un antagonista non è necessariamente una buona notizia. Per il monateo un credente che non sia integralista non è un credente serio.
 2)      Determinismo storico. Che alla base della visione salvifica del futuro del Monateismo vi sia la scienza e che il suo sacerdote non sia un filosofo, un dio o un santo ma un Darwin non cambia nulla se la propria fede diviene deterministicamente premessa di felicità collettiva
3)      Una interpretazione unilaterale della storia, che si ammanta di pretese di universalità ed oggettività scientifica
4)      La necessità dell’evangelizzazione con conseguente apostolato
5)      Come molti teologi possono riservare autentica spiritualità solo al credente, così un monateo riserva solo ai correligionari: indipendenza di giudizio, autonomia, maturità morale, senso di responsabilità, spirito critico, intelligenza. Se il mio opposto polarizzato è un imbecille viene da sé che io sia decisamente intelligente. Il problema è capire se risultare decisamente intelligente è una conseguenza o lo scopo della polarizzazione.

* nego tuttavia con energia che, come è stato precedentemente insinuato, vi sia nella mia coniazione di tale definizione l’intenzione di fare riferimento a qualunque accezione spregiativa di qualsivoglia apparato di riproduzione sessuale.