giovedì 13 ottobre 2011

Ai Laic

La ricerca su internet di cosa si intenda per laicismo e laicità proietta in un mondo pulsante le cui caratteristiche più evidenti sono le seguenti: essere fortemente conflittuale e poggiare le sue basi sulla più grande promiscuità terminologica.

Anche solo cominciare dalle definizioni su Wikipedia rende l’ idea di cosa comporti scandagliare questo mare: perché entrambe le pagine da Wikipedia dedicate rispettivamente a laicismo e laicità sono definite non neutre e rimandano a discussioni apposite per dirimere le controversie inerenti le relative attribuzioni di significato.

I tentativi più solidi o “autorevoli” di dirimere la questione, valgano fra tutti la bella distinzione tra laicismo forte e laicismo debole di Fornero o l’accezione di laicità come metodo di Claudio Magris, possono accontentare alcuni palati ma di sicuro non essere risolutive. E così il fertilissimo mondo dei laici si arricchisce di decine di siti in cui laicismo e laicità vengono utilizzati sostanzialmente come sinonimi e in accezione anti-cattolica o decisamente antireligiosa, e di altri che sono aperti ai contributi dei credenti quando non sono direttamente di ispirazione cristiana. E tra tutto ciò prosperano blog di polemisti di entrambe la fazioni, ardono Apocalissi laiche, riflettono Transumanisti, approfondiscono misconosciuti storici, dileggiano buontemponi, si insultano ipertesi.
Alcune certezze sembrano raggiunte, per esempio il fatto che si possano attribuire a laicismo due significati differenti:
1) L’accezione più stringente di corrente di pensiero volta a rivendicare l’assoluta autonomia di uno Stato dalla predominanza a qualunque titolo di una qualsivoglia ideologia / religione (e in questo caso possono essere laicisti tanto credenti quanto non credenti mentre con l’aggettivo “laico” si intenderebbe semplicemente tutto ciò che il laicismo difende)
2) L’accezione spuria, derivante dall’uso frequente, secondo la quale laicismo andrebbe inteso come accezione negativa di laico (ed è l’interpretazione condivisa per lo più da credenti che definiscono laicisti coloro che fanno della laicità un pretesto per una lotta antireligiosa in generale). In questo caso è però la parola “laico” a diventare ambigua, visto che laico può essere, oltre a tante altre cose, il credente comune rispetto al sacerdote (sinonimo di “secolare”), l’ateo rispetto al credente oppure, in una accezione ancora più generale, l’aggettivo per definire qualunque corrente di pensiero nella sua forma non ideologizzata.

Ma queste certezze non sono sufficienti perché si può star sicuri che l'uso effettivo che poi si fa di questi termini sarà spurio. Per esempio non si contano laicisti che aderiscono alla prima accezione di significato  e che tuttavia rivendicano apertamente la loro antireligiosità.
Insomma, nessuna attribuzione di significato è certa ad eccezione della propria, al punto che il dubbio spontaneo diviene:  lo slittamento dei significati è causa o pretesto dei confronti più animosi?

1 commento:

  1. Pretesto, credo che sia l'argomento in sé ad essere foriero dei peggiori scannamenti ideologici. Personalmente appartengo al punto 1.

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