venerdì 2 marzo 2012

SCOPRI IL PERSONAGGIO

Potete trovare più sotto, riferite o direttamente citate, alcune frasi di tre misteriosi personaggi.
Se saprete scoprirne l’identità senza alcun suggerimento sarete bravissimi.
Io, tuttavia non vi chiedo tanto: vi chiedo solamente di metterli in ordine di laicismo, invitandovi a leggere la soluzione in fondo alla pagina, ovvero le loro reali identità, solamente dopo aver stilato la vostra personale classifica dal più al meno laico.

1) Ha detto “Per secoli è stato predicato dalle Chiese: “Bisogna scegliere tra dannazione e conversione”. E, il più delle volte in buona fede, sacerdoti e missionari zelanti hanno cercato di convertire a tutti i costi pur di “salvare un’anima”. Ora, mi sembra che qui ci sia un malinteso”.

2) Ha detto: “Un altro sottile motivo per predicare agli atei è la necessità di risvegliare la coscienza”

3) Descrive la sua attività di militanza sociale come consistente in diffusione di preservativi e sottrazione al marciapiede solamente di coloro le quali la prostituzione non la abbiano liberamente scelta, mancandogli/le completamente l’obiettivo della redenzione





























1) Jacques Ellul (prete protestante) in “Anarchia e Cristianesimo”
2) Richard Dawkins (“L’Illusione di Dio”) a proposito del Darwinismo per il risveglio delle coscienze
3) Carla Corso, ex prostituta e fondatrice del Movimento per la Difesa dei Diritti delle Prostitute, (in una intervista somministrata dalla sottoscritta)












       

mercoledì 8 febbraio 2012

LA CITAZIONE E' PIU' INTELLIGENTE CHE LAICA


Vogliamo farci mancare una citazione? Internet è venuto incontro al nostro bisogno di sintetizzare, tipico della società della comunicazione la quale, oltre ad essere globale, deve anche essere veloce ed efficace.

Forse che siamo diventati tutti originali? In questo strano mondo, in cui l’importanza di un senso non sta nell’avercelo ma nel vendertelo sì, la citazione ha questo curioso potere: ti colpisce e al contempo  ti fa sospettare che il citante sia esattamente l’opposto di quanto dichiara.

Prendiamo ad esempio  una tra le più diffuse citazioni del web:  «Solo gli imbecilli non cambiano mai opinione» (H. de Mirabeau): considerata la quantità di gente che se ne appropria viene da pensare che, contro ogni evidenza, non esistano più imbecilli e nemmeno persone che non si fanno corrodere dal dubbio.  Essa è formulata in maniera talmente categorica da smentire se stessa nel momento in cui viene pronunciata. Se vi prendete la briga di fare una ricerca su internet utilizzandola come chiave di ricerca, del resto,  noterete che essa viene utilizzata, oltre che dai medesimi siti di citazioni, da siti d’opinione le cui firme non si distinguono certo per il mettere in discussione le proprie certezze. Ne era consapevole Luciano De Crescenzo, il quale disse: "Solo gli imbecilli non hanno dubbi",  "Ne sei sicuro?"; "Non ho alcun dubbio!" . Ma lui èdotato di autoironia, il che lo rende laico già di per sé. 


Il senso delle citazioni consiste pertanto esclusivamente nella loro forma ad effetto, ed il rispettivo contenuto è solamente un pretesto, il fatto che sia autentico è del tutto secondario . La prova? E’ che sono circolari, cioè hanno il potere di slittare il proprio senso dall’una all’altra in modo che esso si smentisca per strada.
 

Tornando alla citazione sulla imbecillità, è evidente che la persona che l'ha pensata, oltre a quella che l'ha citata, si ritengono automaticamente intelligenti. Quando una persona è automaticamente intelligente vuol dire che si sente tale senza mai avere un dubbio e noi sappiamo da B. Russell che: “Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.” Quindi sembrerebbe che sono gli imbecilli a fare le citazioni sugli imbecilli. Infatti:

    1) Gli idioti sono una saggia istituzione della natura che permette agli stupidi di ritenersi intelligenti. (Orson Welles)

    2) Per lo stupido il cretino è sempre l'altro. (Fruttero & Lucentini)

    3) Il primo stadio della fesseria è il considerarsi saggio. (Benjamin Franklin)


UN altro esempio particolarmente significativo lo trovate in questa pagina:
http://www.alexamenos.com/index.php?itemid=184


 
Essa è introdotta dalla citazione di S.T. Coleridge: “E’ impossibile avere la meglio su un ignorante usando degli argomenti”. E’ una citazione lapidaria e splendida perché sarà  utilizzata da tutti coloro che decidono di non ricorrere ad  argomenti di sorta per tema di sprecarli contro degli ignoranti esattamente nella stessa misura in cui sarà usata da degli ignoranti, i quali si sentiranno automaticamente intelligenti  per il fatto di non usare argomenti. Insomma, da brava citazione democratica è adatta a tutti gli usi, trasforma gli stupidi in intelligenti col risultato, tuttavia, di passare essa stessa da intelligente a stupida.

Del resto: “Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio”.
(W. Shakespeare)
Ergo, mi piace pensare che la citazione, come metodo, non sia laica, perché semplicemente è priva di intelligenza. 









giovedì 26 gennaio 2012

Laicismo laico

Che il laicismo debba essere enunciato laicamente ha un presupposto  vagamente inquietante e cioè che per essere laici dobbiamo cominciare a farlo dalla forma.
C’è un’accezione per la quale concentrarsi sulla forma  consente il raggiungimento di un’idea prima che non farlo maneggiando vigorosamente di sostanza?
Eppure, a ben guardare, esistono casi evidenti in cui la forma nega la sostanza: la  dittatura spalleggiata in nome della democrazia è oramai un classico, un po’ demodè ma sta bene con tutto. E tutti noi sappiamo che lo spirito che l’ha generata  nel nome del fine che giustifica i mezzi  è stato ampiamente smentito dalla storia: i mezzi erano il fine.  La forma era la sostanza.
E’ sufficiente credere nel laicismo per essere laicisti? Potrebbe non essere sufficiente, per esempio, se alla dichiarazione d’intenti laicista seguisse una prassi integralista, per esempio, e tanto ateismo che omologa ogni credente ad un imbecille o tanto cristianesimo che omologa l’ateo a un povero di spirito ne sono  l’esempio.

Ma allora potrebbe darsi anche il caso contrario. Cioè esistono pensieri platealmente non laici che possano essere definiti laicisti nei fatti?
Quest’ultima domanda mi intriga parecchio, come tutti i dubbi intorno all’esistenza  di ciò che frantumi bellamente schemi rigidi e teoremi. Qualche idea in proposito mi frulla in testa, fatemela coltivare ancora un poco prima di svilupparla.

Insomma: è meno laico chi enuncia con semplicità rigorosi princìpi di appartenenza o chi in nome di una illuminata liberalità perfeziona ossessioni anti-qualcuno?

giovedì 12 gennaio 2012

Entità Sovrannaturali Non Meglio Identificate

Richard Dawkins (d’ora in poi RD) è un mio caro amico. Diciamo che appartiene più alla categoria degli amici immaginari, poiché non lo conosco, ma data la consuetudine a confrontarmi con lui e con la sua intelligenza, alla frequenza con cui mi imbatto nelle sue decise argomentazioni, ardisco chiamarlo comunque “amico”. E’ uno scienziato, un uomo intelligente, divertente  e decisamente elegante, come sottolineano fiere talune sue italiche ammiratrici, di un’eleganza tutta british che, nel mio gusto, difetta solo talvolta nella scelta delle cravatte. Pertanto è naturale il mio desiderio di imbattermi frequentemente in lui.
Il libro che l’ha reso celebre nel mondo si intitola “L’Illusione di Dio”, libro oramai diventato un best-seller, di fiero ateismo che, non lo nascondo, mi mette in difficoltà: io infatti credo in Entità Sovrannaturali Non Meglio Identificate (d’ora in poi ESoNoMI)
Tuttavia leggere quel libro è una entusiasmante e divertente ginnastica intellettuale, pertanto voglio farlo riflettendo su ogni singola e feconda parola che contiene. Quella che posseggo è la seconda edizione italiana, pertanto, volendo iniziare la mia avventura dal principio, non potrò cominciare dalla prefazione alla prima edizione perché vi è in sovrappiù la prefazione alla seconda edizione, ma, già che ci siamo, poiché la prefazione alla seconda edizione è preceduta a sua volta da una dedica, comincerò da quella.

 La Dedica

La dedica è in memoria di Douglas Adams, celebre scrittore ed umorista, cui RD fu legato da profonda amicizia, da stima reciproca, e che, fra le altre cose, fu tra gli ispiratori dei celebri Monty Python, ai quali, va detto, si debbono alcuni dei film più divertenti che io conosca.
RD introduce la propria opera riportando una sua celebre frase, credo una tra le più citate nel web, che recita così: “Non basta godersi la bellezza di un giardino senza dover credere che ci siano le fate in un angolo?”.
La prima volta che lessi questa frase, così efficace ed incisiva, mi venne da chiedermi: “Non è già abbastanza complesso vivere e districarsi nei complicati meandri delle nostre peregrine e sbaragliate esistenze senza bisogno che arrivi un rompicoglioni a dirti cosa ti deve bastare?” Ammetto che i termini scelti, che furono senz’altro questi, non fossero all’altezza di una dialettica serena, tuttavia, come ogni affermazione “di pancia” conteneva un significato di verità soggettiva soffermandomi sul quale trovai un bandolo, anzi più di uno, per cominciare il dialogo con l’amico immaginario.
Infatti già in questa frase è contenuto molto di ciò che poi RD sottoscrive nella sua opera e che sintetizzando l’evoluzione argomentativa di tutto il libro, potrei declinare così:
-    Non è necessario credere in ESoNoMI per godersi la bellezza di quel giardino meraviglioso che è l’universo nel quale viviamo.
-    Ci si può affidare ad una “religiosità naturale” (cioè al sincero e ammirato stupore di fronte alle meraviglie dell’universo e delle sue leggi naturali) per spiegare il mondo senza ricorrere ad alcuna ESoNoMI.
-    Credere ad una qualunque ESoNoMI non è più un dovere però affidarsi ad una religiosità naturale è vivamente raccomandabile.
-    La religiosità naturale deve bastare, dove alla base di quel “deve” non vi è alcuna legge formale ma vi sono fondatissimi e dettagliatissimi  imperativi morali, dilungandosi sui quali dawkins viene curiosamente ad assomigliare, nei toni convinti e declamatori che utilizza per passare dalla stigmatizzazione di un Dovere alla propaganda di un altro, ad un personaggio degli stessi film dei Monty Python.