giovedì 12 gennaio 2012

Entità Sovrannaturali Non Meglio Identificate

Richard Dawkins (d’ora in poi RD) è un mio caro amico. Diciamo che appartiene più alla categoria degli amici immaginari, poiché non lo conosco, ma data la consuetudine a confrontarmi con lui e con la sua intelligenza, alla frequenza con cui mi imbatto nelle sue decise argomentazioni, ardisco chiamarlo comunque “amico”. E’ uno scienziato, un uomo intelligente, divertente  e decisamente elegante, come sottolineano fiere talune sue italiche ammiratrici, di un’eleganza tutta british che, nel mio gusto, difetta solo talvolta nella scelta delle cravatte. Pertanto è naturale il mio desiderio di imbattermi frequentemente in lui.
Il libro che l’ha reso celebre nel mondo si intitola “L’Illusione di Dio”, libro oramai diventato un best-seller, di fiero ateismo che, non lo nascondo, mi mette in difficoltà: io infatti credo in Entità Sovrannaturali Non Meglio Identificate (d’ora in poi ESoNoMI)
Tuttavia leggere quel libro è una entusiasmante e divertente ginnastica intellettuale, pertanto voglio farlo riflettendo su ogni singola e feconda parola che contiene. Quella che posseggo è la seconda edizione italiana, pertanto, volendo iniziare la mia avventura dal principio, non potrò cominciare dalla prefazione alla prima edizione perché vi è in sovrappiù la prefazione alla seconda edizione, ma, già che ci siamo, poiché la prefazione alla seconda edizione è preceduta a sua volta da una dedica, comincerò da quella.

 La Dedica

La dedica è in memoria di Douglas Adams, celebre scrittore ed umorista, cui RD fu legato da profonda amicizia, da stima reciproca, e che, fra le altre cose, fu tra gli ispiratori dei celebri Monty Python, ai quali, va detto, si debbono alcuni dei film più divertenti che io conosca.
RD introduce la propria opera riportando una sua celebre frase, credo una tra le più citate nel web, che recita così: “Non basta godersi la bellezza di un giardino senza dover credere che ci siano le fate in un angolo?”.
La prima volta che lessi questa frase, così efficace ed incisiva, mi venne da chiedermi: “Non è già abbastanza complesso vivere e districarsi nei complicati meandri delle nostre peregrine e sbaragliate esistenze senza bisogno che arrivi un rompicoglioni a dirti cosa ti deve bastare?” Ammetto che i termini scelti, che furono senz’altro questi, non fossero all’altezza di una dialettica serena, tuttavia, come ogni affermazione “di pancia” conteneva un significato di verità soggettiva soffermandomi sul quale trovai un bandolo, anzi più di uno, per cominciare il dialogo con l’amico immaginario.
Infatti già in questa frase è contenuto molto di ciò che poi RD sottoscrive nella sua opera e che sintetizzando l’evoluzione argomentativa di tutto il libro, potrei declinare così:
-    Non è necessario credere in ESoNoMI per godersi la bellezza di quel giardino meraviglioso che è l’universo nel quale viviamo.
-    Ci si può affidare ad una “religiosità naturale” (cioè al sincero e ammirato stupore di fronte alle meraviglie dell’universo e delle sue leggi naturali) per spiegare il mondo senza ricorrere ad alcuna ESoNoMI.
-    Credere ad una qualunque ESoNoMI non è più un dovere però affidarsi ad una religiosità naturale è vivamente raccomandabile.
-    La religiosità naturale deve bastare, dove alla base di quel “deve” non vi è alcuna legge formale ma vi sono fondatissimi e dettagliatissimi  imperativi morali, dilungandosi sui quali dawkins viene curiosamente ad assomigliare, nei toni convinti e declamatori che utilizza per passare dalla stigmatizzazione di un Dovere alla propaganda di un altro, ad un personaggio degli stessi film dei Monty Python.






Nessun commento:

Posta un commento

lascia un commento